PRIVERNO - Duomo di Santa Maria Annunziata - La decorazione scultorea e l'arredo plastico

La decorazione scultorea e l'arredo plastico

Immagini


1) Interno, transetto, pilastro sinistro (foto Autore)

2) Interno, transetto, pilastro di sinistra, capitello a crochet (foto Autore)

3) Interno, cappella del Sacramento, colonnina (foto Autore)

4) Interno, cappella del Sacramento, colonnina (foto Autore)

Descrizione

Il radicale restauro del 1776-1789 trasformò l'interno del Duomo (Angelini 2011) e solamente il transetto ha conservato tracce della costruzione di epoca medievale. Sono infatti ben visibili, nonostante le coperture a stucco, le tre volte ogivali profilate da costoloni a sezione triangolare, che si innestano su articolati pilastri polistili [figg. 1-2]. I sostegni sono costituiti da fasci di semicolonne particolarmente sobrie negli elementi che li compongono: le basi con plinto quadrangolare, toro circolare e con un sottile collarino che salda il blocco inferiore al busto della colonna.

Più articolati appaiono invece i capitelli a crochets e quelli con foglie d'acanto stilizzate. Tali elementi decorativi sono di evidente matrice cistercense e ricadono nella sfera di azione degli artisti privernati formatisi presso il cantiere-scuola di Fossanova. Come più volte notato sono chiare le analogie costruttive e decorative tra la chiesa di S. Maria e alcuni edifici laziali, ugualmente influenzati dal lessico costruttivo cistercense: S. Lorenzo ad Amaseno, S. Maria del Fiume a Ceccano, S. Maria Maggiore a Ferentino, S. Maria a Sezze, S. Lorenzo e S. Tommaso a Priverno (Enlart 1894, p. 131; Gianandrea 2006, p. 189). In particolare i raffinati capitelli, oltre a un ovvio rimando a Fossanova, sembrano ispirarsi per linearità e semplicità a quelli impiegati nel chiostro dell'abbazia di Valvisciolo presso Sermoneta.

Il riferimento all'arredo plastico del chiostro di Valvisciolo è ugualmente valido anche per le colonnine di reimpiego che compongono l'altare settecentesco della cappella del Sacramento [figg. 3-4], per le quali, in mancanza di indicazioni documentarie, è difficile proporre un'ipotesi relativa al primo utilizzo. Le colonnine, di elegante linearità, rispecchiano la matrice cistercense nelle espansione angolari del toro alla loro base, con griffes floreali e vegetali. È possibile presumere che facessero parte del famoso pulpito o della cattedra episcopale che un tempo, secondo la tradizione orale tramandata dai canonici e le memorie dal Valle, ornavano la zona presbiterale (Valle 1646, p. 98).

Ultimo elemento decorativo da citare come opera databile al XIII secolo, è il candelabro per il cero pasquale posto alla sinistra dell'altare. Esso è composto da una colonna e da un capitello posto alla sua base; i due elementi sembrano non essere pertinenti l'uno a l'altro, risulta impossibile risalire all'origine e ipotizzare una datazione del loro assemblaggio.

Bibliografia

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Autori

Maria Luisa Terrasi